In risposta alla sentenza di un tribunale belga su come viene gestita la privacy sul social network, gli utenti di Facebook in Belgio devono ora accedere per forza per riuscire a vedere qualsiasi contenuto sul social network. Il cambiamento significa che, in Belgio, se non si dispone di un account Facebook non è possibile visualizzare alcuna pagina, compresi i profili pubblici come quelli delle aziende o siti web.
La decisione del social network è stata presa in seguito la sentenza di un tribunale belga di novembre in cui viene detto che Facebook non rispetta la legge sulla privacy europea, che come sottolineato da The Verge è molto più severa di quella negli Stati Uniti. Facebook ha deciso di limitare l’accesso al proprio sito web agli utenti registrati, i quali nel momento in cui si sono iscritti hanno accettato ogni termine e condizione per l’utilizzo del servizio, piuttosto che rimuovere il cookie per tracciare i movimenti degli utenti tra le pagine del social network, cookie che si salva nel browser dell’utente per un massimo di due anni, come richiesto dal tribunale. Negli Stati Uniti, Facebook può posizionare cookie liberamente, ma in Europa le aziende devono avere il permesso dell’utente per installare cookie.
Nel mese di novembre, il social network ha avuto 48 ore di tempo per smettere di raccogliere ed elaborare i dati, oltre che dei suoi utenti, anche di chi, in Belgio, si limitava a navigare sulla sua pagina senza esserne iscritto. In caso contrario, il social network doveva pagare una multa da 250mila euro per ogni giorno di violazione di quanto stabilito. Adesso Facebook ha deciso di limitare i cookie solo a chi sono iscritti, negando la possibilità di accedere ai contenuti del sito ai non iscritti.
Facebook si è difesa spiegando che il cookie in questione serve per motivi di sicurezza, per prevenire la creazione di account falsi, rubare account di altri, ed evitare il furto dell’identità sociale altrui. "Avevamo sperato di rispondere alle preoccupazioni della BPC in un modo che ci permettesse di continuare a posizionare un cookie di protezione che proteggeva gli utenti belgi da oltre 33.000 tentativi di violazione privacy", ha detto in una dichiarazione Facebook. "Siamo delusi di non essere riusciti a trovare un accordo e ora chiederemo il login o la registrazione per vedere i contenuti a disposizione del pubblico su Facebook."
La società prevede di contestare l’ordine, ma per ora Facebook non posizionerà piu’ cookie agli utenti non iscritti al social network.
Il giudice Anouk Devenyns ha sentenziato lo scorso novembre che Facebook può solo usare i dati se gli utenti danno la loro autorizzazione "senza ambiguità" e in linea con la legge belga per la protezione della vita privata. Se l’utente ha un account Facebook si può dedurre che ha dato la sua autorizzazione, mentre a chi non ha un account Facebook deve chiedere una esplicita autorizzazione.
Facebook è stata accusata di agire come la NSA (la National Security Agency), l’Agenzia degli Stati Uniti di spionaggio, perchè "sta spiando senza autorizzazione gli utenti europei", solo che lo fa "in un modo diverso" secondo Frederic Debusseré, l’avvocato che rappresenta la commissione belga per la protezione dei dati (Bpc), contro il social network più popolare del mondo e co-fondato da Mark Zuckeberg.
Argomentando il caso messo sotto stretta sorveglianza e aperto contro la società di social networking, Frederic Debusseré dice che Facebook spia più o meno come hanno fatto i programmi di spionaggio attuati dalla NSA e svelati pubblicamente dall’informatore Edward Snowden.
Come riportato dal giornale The Guardian, l’avvocato ha accusato Facebook di monitorare non solo ogni utente iscritto al social network, ma anche tutti quelli che sono entrati in contatto con la piattaforma americana , pur non essendo regolarmente iscritti.
"Quando si è saputo che la NSA stava spiando persone di tutto il mondo, tutti sono rimasti sconvolti. Questo attore [Facebook] sta facendo qualcosa di molto simile, anche se in modo diverso ", ha detto l’avvocato Debusseré in tribunale.
La PCB ha aperto una causa legale accusando Facebook di "calpestare" il diritto di privacy belga e europea "per scopi pubblicitari". La commissione belga della Privacy ha ora espresso il suo giudizio, minacciando di Facebook di una ammenda di 250 mila euro per ogni giorno di violazione.
Le accuse ruotano attorno ai cookie, i file che vengono scaricati e conservati dai browser (i programmi che si usano per navigare in rete) all’insaputa degli utenti, e che archiviano ciò che l’utente fa nelle pagine web che visita. In questi file, vengono raccolte le informazioni utili poi i fornitori di pubblicità per mostrare contenuti basati sugli interessi per ciascun.
Dal canto suo, Facebook ha ripetutamente negato le accuse, dicendo le conclusioni del BPC circa il rapporto che Facebook ha sulla privacy degli utenti online sono false.
Facebook sotto indagine dai giudici europei
Nel corso del processo, un portavoce di Facebook ha detto, come riportato dal Guardian: "Mostreremo il tribunale come questa tecnologia protegge le persone provenienti da spam, malware e altri attacchi, che le nostre pratiche sono conformi al diritto comunitario e con quelle dei siti più popolari del Belgio."
Facebook ha anche ripetutamente affermato che le sue operazioni e pratiche nei confini d’Europa sono controllate e regolate dalla Agenzia per la protezione dei dati irlandese, perchè la sede europea della società si trova a Dublino, in Irlanda.
Va precisato che da qualche mese tutti i siti web che fanno uso di cookie per tracciare ciò che gli utenti fanno devono caricare i cookie solo nel momento in cui l’utente esprime il suo consenso di utilizzo (quel banner che vedere quando entrate per la prima volta in un sito web). La legge ‘cookie law‘, tuttavia, stabilisce che ogni utente accetta l’uso dei cookie anche solo cliccando un link in una pagina o scorrendo la pagina.
Privacy e Web, cambiano le Regole dei Cookie
Il caso del tribunale belga è osservato attentamente nel resto d’Europa dalle autorità di regolamentazione sulla protezione dei dati, anche nei Paesi Bassi, dove l’autorità locale ha iniziato a mettere in discussione le pratiche di privacy di Facebook.
Facebook ha detto di aver "più volte offerto di contribuire a risolvere le preoccupazioni del Garante belga, ma invece hanno sempre chiamato in causa Facebook in tribunale sostenendo che facciamo cose che non facciamo. L’autorità di protezione dei dati belga sta ora cercando di impedire a Facebook da utilizzando la propria tecnologia di sicurezza solo perchè la fraintende ".
Al di là di quello che i tribunali dicono o ciò che Facebook vuole farci credere, il social network essendo il più popolare del mondo ed avendo come sua proprietà anche il servizio di messaggistica istantanea Whatsapp di sicuro ha archiviato, e continua ad archiviare, tantissime informazioni sugli utenti.