Un caposaldo dei prodotti Sony è la resistenza all’acqua e alla polvere. Anche se è sempre meglio non usare di proposito smartphone e dei tablet sotto la pioggia o in spiaggia sulla sabbia, l’idea che il colosso asiatico intende inculcare ai clienti è che comunque sia presente un livello accettabile di resistenza, anche se non infallibile al 100%.
Dopo aver reclamizzato insistentemente questa caratteristica, sostenendo anche che i telefoni (vedi la campagna pubblicitaria adottata per molti modelli della serie Xperia Z) potessero essere usati per fare riprese subacquee, ora arriva un parziale retrofront. Sony ora raccomanda di non usare i suoi telefoni a prova d’acqua… in acqua.
Il cambio della politica aziendale è stato fatto ancora con Xperia Z3+ e con Xperia Z4. Ciò poteva far pensare che fosse limitato a questi due. Bisognerà invece applicarlo anche alla nuova gamma Xperia Z5, che come noto include lo Z5 originale, lo Z5 Compact e lo Z5 Premium. E con un pò di buonsenso, è meglio che i consumatori lo applichino anche agli altri modelli.
Il concetto alla base della raccomandazione di Sony è comprensibile: il fatto che un prodotto possa resistere in certe condizioni non deve essere preso come un incentivo a usarlo in dette condizioni. E’ strano comunque che questa presa di coscienza arrivi solo adesso.
Per far si che uno smartphone Sony resista all’acqua e alla polvere, ci si deve assicurare che tutti gli sportellini, ove presenti, siano stati saldamente chiusi. Ci si ricordi che i test fanno riferimento all’acqua dolce: non si pensi di immergere il telefono nell’acqua di mare insomma o nella Piña Colada quando si è il sabato sera fuori con gli amici.
Tanto per essere chiari, la garanzia non copre il prodotto se questo si danneggia perchè si è bagnato.
Il motivo per cui non è consigliabile testare individualmente uno smartphone in condizioni limite, a detta di Sony, è che i test ufficiali sono fatti in laboratorio, ovvero in un ambiente controllato. Un utente invece potrebbe essere incauto, o magari potrebbe immergere – anche a sua insaputa – il prodotto in un contesto nocivo.