Guida: cosa fare quando lo Smartphone cade in Acqua

Se lo smartphone e' caduto nell'acqua, non e' detto che sia danneggiato irreparabilmente. In questa guida analizziamo i passaggi per far si che torni a funzionare. Ecco le operazioni da fare e quelle proprio da non fare.

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maurix

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Non che debba succedere per forza, ma non è da escludere che lo smartphone prima o poi possa accidentalmente finire in acqua (o peggio ancora, in mare o nella coca cola). Sia che si tratti del lavello o dell’acquario di casa, o peggio ancora della tazza del bagno, il rischio esiste durante tutto l’anno. Ora cresce ancor di più, visto che la bella stagione è ormai alle porte e con essa si fanno più frequenti i pomeriggi in piscina e al mare.

Quanto più è l’attenzione che si pone nel non fare il ‘bagno’ al nostro dispositivo, tanto maggiore sarà la possibilità che ciò accada. Le leggi di Murphy – che per alcuni sono degli assiomi veri e propri – insegnano. In questa guida scopriamo che cosa c’è da fare nel caso lo smartphone finisca in acqua, o comunque in un liquido generico. Scopriremo assieme anche le cose da non fare per evitare di peggiorare la situazione.

1. RACCOGLIERLO
La prima cosa da fare quando lo smartphone finisce in acqua è logica: bisogna raccoglierlo. Prima lo si recupera, minore è la possibilità che l’acqua si possa infiltrare nei circuiti interni. Se il telefono finisce nell’acqua normale, il rischio di un corto circuito è nella norma. Aumenta invece nel caso finisca nell’acqua di mare. La dissociazione in ioni delle molecole di sale infatti aumentano la conduttività del liquido.

Per questa ragione la tempestività è quella che i medici chiamerebbero un fattore prognostico positivo. A questo punto resta da sperare che non finisca dentro a un pozzo o in un altro posto del genere… in questo caso, meglio far volar via sin da subito ogni residua speranza.

2. SPEGNERLO
Il passo successivo consiste nello spegnerlo il più rapidamente possibile. Tenere acceso il dispositivo quando c’è la possibilità che l’acqua si sia infiltrata al suo interno infatti può provocare un cortocircuito fatale. Dopo averlo recuperato, controllare se sia ancora acceso. Se la risposta è affermativa, allora si procede per fasi. Nella prima si preme il tasto di alimentazione, sperando che funzioni ancora. Se bagnato, lo schermo touch può essere in difficoltà nella risposta a input capacitivi. Dunque eventualmente con un panno asciugarsi le mani assieme allo schermo.

Nel caso non succeda nulla, bisogna correre ai ripari. Può essere necessario aprire il guscio posteriore e rimuovere manualmente la batteria. Se si ha tra le mani un telefono con la scocca non apribile – ed ecco un buon motivo per acquistare prodotti con la scocca posteriore rimovibile – , bisogna armarsi di pazienza e aspettare che il telefono ‘decida’ di diventare collaborante e di spegnersi.

3. ASCIUGARLO
Una volta spento, bisogna asciugarlo. Prima si comincia con la superficie esterna; in questo caso può essere sufficiente un panno per assorbire il più grosso dell’acqua. Se lo smartphone ha un alloggio per schede microSD o ha la batteria rimovibile, toglierle entrambe assieme alla scheda SIM. In presenza di una scocca posteriore che si possa staccare, rimuovere anche quella. Ora che tutte le componenti sono esposte all’aria, bisogna asciugarle con una maggiore attenzione.

Sconsigliamo di usare strumenti come l’asciugacapelli, poichè il calore che emette può ledere le componenti interne, come ad esempio quelle plastiche, in maniera permanente. Al massimo consigliamo di usare quei fon con l’emissione di calore regolabile, impostandola al livello minimo. Se a qualcuno passa per la testa l’idea di mettere lo smartphone nel microonde, non la si prenda in considerazione: il microonde infatti lo distruggerà una volta per tutte. Ci sono anche leggende metropolitane secondo le quali attraverso il forno si può ricaricare la batteria del telefono. Sono tutte baggianate. Quindi, mai usare il microonde, a meno che non si voglia dare il colpo di grazia al telefono.

Asciugare le componenti interne dello smartphone

4. COMPONENTI INTERNE
Il passo successivo consiste nell’asciugare le componenti interne, che sono ancora più importanti di quelle esterne. Se il prodotto ha preso una bella lavata, questo passaggio diventa fondamentale. A meno che non si si intenda smontare, armati di cacciavite, la scocca interna per mettere all’aria la circuiteria, consigliamo di usare un trucco tradizionale ed efficace.

Il trucco consiste nell’immergere il telefono in un contenitore colmo di riso oppure di gel di silice. Il riso è in grado di estrarre l’umidità rimasta intrappolata. La stessa cosa è in grado di farla il gel di silice. La differenza tra i due è che il primo è un rimedio naturale, mentre il secondo (il gel di silice lo si trova anche nelle bustine quando si acquistano le scarpe) è sintetico.

Per prima cosa, bisogna controllare che i chicchi siano asciutti e che l’umidità nell’aria sia la minore possibile; se ce n’è a monte, tutto il processo diventa meno efficace. Mettere il telefono nel contenitore, preferibilmente un contenitore ermetico, sommergendolo completamente di chicchi. Mettere poi il coperchio e aspettare. Il tempo di attesa consigliato è di (ben) tre giorni; tuttavia per praticità consigliamo di tararlo in base a quanta acqua abbia preso il telefono. In caso di un ‘bagno veloce’ che si ritiene possa non avere intaccato i circuiti interni, possono essere più che sufficienti un giorno o due.

5. PROVIAMO AD ACCENDERLO
Dopo aver completamente asciugato lo smartphone, giunge l’ora di vedere se è in grado di tornare a funzionare. Dunque lo si accende. Se tutto va bene, basta controllare poi che tutti i tasti e le funzioni non abbiano subito danni. Se non si avvia – è possibile che la batteria si sia esaurita – , consigliamo di provare a metterlo sotto carica. Anche se il telefono si avvia, non è da escludere che il liquido possa aver provocato danni che si manifesteranno in futuro. Se anche dopo aver collegato l’alimentatore non ci sono segni di vita, le notizie non sono buone.

Spazzolino da denti e alcool isopropilico: l’ultima spiaggia

6. L’ULTIMA SPIAGGIA
Eventualmente si può procedere con un ultimo passaggio, che comunque è al limite poichè rischia esso stesso di rovinare il telefono. L’ultima spiaggia consiste nel rimuovere qualsiasi residuo di materiale che si sia insinuato nell’hardware, come ad esempio il sale nel caso di una caduta nell’acqua di mare. Rimuovere completamente la scocca in maniera da lasciare in bella vista la circuiteria. Bagnare uno spazzolino con alcool isopropilico ad almeno il 90% e passarlo delicatamente sulle componenti. Eventualmente si può immergere completamente il telefono nell’alcool per pochi minuti. L’eventuale sporcizia si dissolverà e in questa maniera sarà rimossa. Il rovescio della medaglia sta nel fatto che l’alcool potrebbe rovinare alcune componenti interne. Ma, come anticipato, questa è proprio un’ultima spiaggia.

Nel caso non ci sia proprio più nulla da fare, prendere il telefono, conservarlo e aspettare qualche incentivo di rottamazione per l’acquisto di un modello nuovo. Oppure lo si può sempre rivendere, a patto che si riesca a trovare qualche acquirente interessato in un prodotto non funzionante.

Errori e apprendimento
L’uomo è un animale in grado di apprendere e di limitare gli errori compiuti. Per evitare che in futuro si ripresenti un problema del genere, ci sono due cose da fare. La prima: scegliere un prodotto che sia certificato IP6x per la resistenza all’acqua. In caso di una caduta accidentale in acqua, non ci dovrebbero quindi essere problemi. Ma per avere la sicurezza al 100%, la cosa migliore da fare è sottoscrivere un’assicurazione – a pagamento, naturally – che copra il dispositivo a 360 gradi da cadute, bagni, danni e quant’altro.

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