Il Parlamento europeo si prepara a chiedere una ‘rottura’ di Google, secondo un rapporto del Financial Times.
Un progetto di proposta citato dal FT suggerisce la separazione, o "unbundling" come viene scritto nel giornale online, del motore di ricerca del gigante di Internet da altri suoi servizi, come soluzione alla lotta in corso contro dominio di Google sul web. L’idea ha il sostegno di due principali partiti politici europei, il Partito popolare europeo e dei socialisti, scrive il FT.
La Commissione europea non ha risposto immediatamente alla richiesta di commento e Google non ha rilasciato commenti in merito la notizia.
C’è da sottolineare che l’iniziativa legislativa ha lo scopo di separare l’attivita’ dei motori di ricerca da altri servizi commerciali in generale, e non nasce con lo scopo unico e preciso di combattere il dominio di Google. Tuttavia, come il FT mette in evidenza, il coinvolgimento di Big G è una conseguenza più che logica visto che domina il mercato dei servizi online ed è proprietaria del motore di ricerca più utilizzato al mondo.
"E’ senza precedenti", ha detto David Balto, un avvocato dell’Antitrust con sede a Washington DC, nonchè ex direttore delle politiche sulla privacy presso la US Federal Trade Commission. La questione sottolinea la preoccupazione per il dominio di Google e il potenziale del gigante della ricerca nell’abusare della sua influenza per danneggiare i concorrenti.
Il Parlamento europeo non ha alcun potere formale per dividere le aziende, ma si fa sempre più pressione affinchè qualche organo legislativo prenda provvedimenti. La nuova iniziativa e’ di due deputati del Parlamento europeo, il tedesco popolare Andreas Schwab e il liberale spagnolo Ramon Tremosa, che stanno discutendo con il gruppo Pse il testo di una mozione comune.
Google non è l’unico gigante tecnologico non visto di buon occhio dai legislatori. Negli anni ’90 il governo americano voleva in Microsoft dividere il browser Web Internet Explorer dal suo sistema operativo Windows. Alla fine, il governo degli Stati Uniti ha scelto di non forzare la scissione.
Finora, non è chiaro cosa faranno i regolatori europei. La Commissione europea ha da quattro anni sotto indagine le accuse che Google ha favorito i propri prodotti e servizi rispetto a quelli dei concorrenti nei risultati di ricerca. In base all’accordo proposto inizialmente, Google nel mese di febbraio ha accettato di visualizzare i risultati di ricerca per i propri servizi allo stesso modo di quelli per le aziende rivali, ma non ha dovuto pagare una multa o cambiare la sua struttura societaria.
"Se la Commissione europea considera la rottura strutturale di Google" dice l’avvocato, "Non è per una buona ragione."
Nel frattempo, un accordo definitivo tra Google e la UE non c’è ancora. Dell’argomento se ne parlerà il prossimo Giovedì in Parlamento europeo, secondo quanto riferito dal FT. Ricordando che il Parlamento europeo non ha potere di iniziativa legislativa, la sua influenza sulle scelte della Commissione europea (e dei singoli governi) è da ritenersi importante.