Il primo robot della storia fu inventato nel 1900: sembra strano ed inconcepibile, ma si tratta della pura verità: l’invenzione di Henri Maillardet.
All’inizio del XX secolo, a Londra fu fatta un’incredibile invenzione meccanica, opera di Henri Maillardet, famoso artigiano svizzero specializzato in orologeria e automi. Tale automa, raffigurante un giovane seduto ad un tavolo in procinto di scrivere, ha rappresentato una pietra miliare nella storia della robotica, paragonabile, per certi versi, all’avanzata tecnologia di ChatGPT. Scopriamo, dunque, insieme l’invenzione che fu fatta ai primi del Novecento in Svizzera.
Il primo robot fu ideato nel 1900
Il primo robot della storia non è stato ideato negli ultimi anni, bensì agli inizi del secolo scorso, ad opera di Henri Maillardet, artigiano svizzero che si occupava di orologi ed automi.
Tale invenzione può essere equiparata all’odierna ChatGPT con la quale ha in comune, in sostanza, varie abilità artistiche di quest’antico dispositivo, capace di produrre quattro disegni e tre poesie in due lingue, francese e inglese, dimostrando, nei fatti, una creatività e una capacità di elaborazione notevoli per l’epoca.
Il funzionamento di questa macchina non si basava su circuiti elettronici, bensì su dischi di ottone, detti “cams“, azionati da un meccanismo ad orologeria. Tali dischi, attraverso un ingegnoso sistema di leve ed aste, dirigevano la mano dell’automa al fine di realizzare disegni e di scrivere testi, come dimostrato dal video seguente:
Gli automi, progettati per stupire e divertire, traggono origine dall’antica Grecia, ma raggiungono con Maillardet nuovi livelli di complessità ed espressione artistica.
Chi era Henri Maillardet
Formatosi alla scuola di Pierre Jaquet-Droz, orologiaio e meccanico svizzero del XVIII secolo, che, al tempo, godeva di una certa fama, Maillardet conferì all’arte degli automi una nuova forma, visto che fu in grado di combinare grande maestria, sul piano tecnico, con una visione estetica all’avanguardia per quei tempi.
L’automa di Maillardet, che fu definito, dallo stesso autore, “l’automa di Maillardet“, fu celebrato e studiato per decenni, soprattutto dopo che fu acquisito dall’Istituto Franklin di Filadelfia negli anni ’20 del XX secolo, dove fu sottoposto ad un attento restauro.
Tale automa fu, dunque, considerato un capolavoro ingegneristico, ma anche un simbolo dell’eterna fascinazione che l’uomo ha sempre dimostrato per la simulazione della vita e la riflessione sui confini tra meccanico e umano, tematiche ancora attuali nell’era della robotica avanzata.
Nel corso dei secoli, infine, l’interesse per questi dispositivi ingegnosi ha attraversato fasi alterne, ma l’automa di Maillardet rimane un esempio straordinario dell’ingegno umano, che ha anticipato, di fatto, di diversi secoli le sfide e le realizzazioni della robotica moderna e dell’informatica dei giorni nostri.