La visione delle partite sui siti pirata sta per essere completamente sconfitta: la stretta è ora confermata, non ci saranno più speranze.
Per guardare le partite di calcio la maggior parte dei tifosi sottoscrive un abbonamento a piattaforme come Sky, DAZN e Amazon Prime Video. Tuttavia, spinti anche dal prezzo piuttosto elevato di questi servizi, non sono in pochi a scegliere un’altra strada.
Stiamo parlando della visione dei match di Serie A (e dei campionati esteri) tramite i siti illegali oppure per mezzo del cosiddetto ‘pezzotto’. Quest’ultimo è sostanzialmente un decoder illegale che consente di accedere ai programmi delle piattaforme precedentemente citate (ma anche di altre, come ad esempio Netflix).
Siti pirata, siamo al capolinea: arriva Piracy Shield
Chiaramente si tratta di un sistema completamente fuori legge. Chiunque utilizza il pezzotto per assistere agli eventi sportivi rischia una sanzione pesantissima che può arrivare fino a 5.000 euro.
Negli ultimi tempi abbiamo visto come il mondo del calcio, assieme alle istituzioni, abbia cercato di porre un forte argine a questa tendenza illegale.
Tra le tante iniziative messe in campo spicca la piattaforma anti-streaming pezzotto Piracy Shield, un sistema che consentirà all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) e agli operatori Internet di bloccare in tempi molto brevi (circa mezz’ora) tutti i portali che trasmettono contenuti protetti da copyright.
Il sistema contro la pirateria audio-video entrerà in funzione il 31 gennaio, come deciso nella sentenza dello scorso 22 gennaio emanata dal Tribunale Amministrativo del Lazio.
Assoprovider-Associazione Provider Indipendenti aveva infatti presentato un ricorso ritenendo illegittime alcune modifiche che caratterizzano il sistema Piracy Shield, vale a dire quelle che riguardano la tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica.
I provider dovranno procedere all’oscuramento entro trenta minuti
Il TAR del Lazio ha respinto questo ricorso, ribadendo che l’AGCOM può imporre l’oscuramento ai provider che dovranno poi procedere entro trenta minuti.
Proprio su questo punto si basava il ricorso di Assoprovider: l’associazione contestava il fatto che questo obbligo spettasse agli Internet Provider italiani. Se qualcosa va storto, infatti, proprio i provider potrebbero passare un bel guaio senza avere alcuna colpa.
Sta di fatto che il Tribunale ha dato ragione all’AGCOM e ha stabilito la piena legittimità della piattaforma Piracy Shield. Realizzato dalla start-up SP Tech Srl per conto della Lega Serie A, il sistema è stato poi regalato all’AGCOM che ha completato l’opera con l’ausilio dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale.
Sempre il TAR del Lazio ha sottolineato che una piattaforma privata può essere utilizzata per porre un argine a un fenomeno pubblico come la pirateria elettronica video-audio. Anche su questo punto i giudici hanno dato torto ad Assoprovider. Dal 31 gennaio, quindi, la piattaforma entrerà in azione consentendo ad AGCOM di ricevere le segnalazioni dei flussi pirata.